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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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In cosa consiste l’implantologia

Per implantologia (dentale) si intende quell’insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare funzionalmente un paziente affetto da edentulia totale o parziale attraverso l’utilizzo di impianti dentali, vale a dire di elementi metallici inseriti chirurgicamente nell’osso mandibolare o mascellare, o sopra di esso ma sotto la gengiva, atti a loro volta a permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria. Questi impianti possono essere di varie forme, inseriti in diverse sedi con molteplici tecniche e poi connessi alle protesi con diverse tempistiche.


Al giorno d’oggi,  gli impianti sono quasi tutti realizzati in titanio. I più utilizzati sono quelli a vite di tipo endoosseo, nella maggioranza dei casi lasciati sommersi sotto gengiva per un periodo opportuno in base alla sede. L’implantologia dentale si suddivide quindi in endoossea e iuxtaossea.


Quella endossea è estremamente più diffusa, utilizza impianti (corpo implantare) di forma cilindrica/conica più o meno filettati all’esterno e con connessione interna a varia conformazione per la parte emergente (moncone) e, di rado, cilindri o coni privi di filettatura esterna ma con analoghi sistemi di connessione interna per il moncone, viti piene di un solo corpo, lame ed aghi. In base al protocollo chirurgico avremo quindi implantologia sommersa e non (transmucosa); in base alla tempistica di utilizzo (funzionalizzazione) avremo carico immediato, anticipato, differito.


Il materiale più utilizzato per la produzione di impianti è il titanio, in forma commercialmente pura o nelle sue leghe ad uso dentale, materiale biocompatibile che non comporta reazioni da parte dell’organismo. Gli impianti, posizionati nell’osso del paziente, verranno fortemente inglobati in esso dai fisiologici meccanismi della rigenerazione ossea, ossia avverrà la osteointegrazione sia in caso di carico differito e sia in caso di carico immediato.


Le metodiche di implantologia prevedono principalmente due tecniche chirurgiche :

  • two stage: in due fasi, la prima “sommersa”, ovvero con inserimento dell’impianto, sutura sottomucosa e successiva riapertura della mucosa dopo 2-6 mesi ed avvitamento del “pilastro dentale” sull’impianto;
  • one stage: inserimento dell’impianto, che viene lasciato transmucoso, emerge la testa dell’impianto, si potrà così o lasciare guarire (sempre per 2-6 mesi) per integrazione ossea o caricare immediatamente, con apposito pilastro dentale, in modo provvisorio o definitivo, a seconda dei casi. Naturalmente gli impianti monoblocco sono obbligatoriamente impianti one stage a carico immediato.


Momentaneamente, gli impianti più utilizzati sono quelli  inseribili con protocollo di carico differito, con superfici trattate con varie tecnologie, per favorire il migliore controllo di tutti i parametri. In genere il carico masticatorio con protesi fissa avviene in un secondo tempo, dopo 3/4 mesi per la mandibola, dopo 5/6 mesi per il mascellare superiore.


In alcuni casi è possibile anche un carico immediato degli impianti, per poter fare ciò bisogna rispettare alcuni fondamentali criteri:

  • la presenza di una certa quantità di osso,
  • la stabilità primaria degli impianti una volta inseriti,
  • un buon supporto parodontale (gengivale),
  • l’assenza di bruxismo (digrignamento dentale) o grave malocclusione,
  • la presenza di un buon bilanciamento occlusale (corretto piano occlusale masticatorio).


Gli impianti hanno una vita in linea di massima illimitata (gli studi più lunghi hanno 25 anni), se viene effettuata una quotidiana manutenzione: il rischio più grosso che corrono gli impianti è dato:


nell’immediato post intervento, dalla peri-implantite, ossia un’infiammazione ed infezione delle strutture attorno all’impianto, con conseguente non avvenuta osteo-integrazione;

da uno scorretto carico degli impianti stessi, con corone o protesi non corrette, che possono creare un riassorbimento osseo nel tempo, con perdita dell’osso sino alle spire più profonde dell’impianto, con possibilità di perdita dello stesso.


Per evitare questi possibili insuccessi implantari è necessario quindi una buona protesi, fissa o mobile, ben bilanciata dal punto di vista dell’occlusione (corretto equilibrio occlusale), avere una buona igiene orale quotidiana ed effettuare visite di controllo periodiche.


Va anche detto che il fumo, ed il diabete possono compromettere sia l’osteointegrazione sia la durata degli impianti.


Gli impianti possono sostituire un dente singolo (corona su impianto), un gruppo di denti ravvicinati (ponte su impianti), un’intera arcata dentaria, oppure possono servire a stabilizzare una protesi totale superiore o inferiore.


Criteri di successo degli impianti

  • Assenza di dolore persistente riferito al sito dell’impianto
  •  Assenza di infezione ricorrente
  •  Assenza di mobilità dell’impianto
  •  Assenza di radiotrasparenza attorno all’impianto

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