- Cos'è come funziona un innesto osseo dentale?
- Perché un innesto osseo dentale può fallire?
- A quali sintomi prestare attenzione?
- Cosa fare in caso di sospetto rigetto dell'innesto osseo?
- Come prevenire il fallimento dell'innesto osseo dentale?
- Domande frequenti sul rigetto dell'innesto osseo dentale
Cos'è come funziona un innesto osseo dentale?
L’innesto osseo dentale è una procedura chirurgica che consente di ricostruire o rinforzare l’osso mascellare o mandibolare, spesso in vista dell’inserimento di un impianto dentale. Con il tempo, infatti, l’osso può ridursi a causa della perdita di uno o più denti, traumi o malattie parodontali. In circostanze del genere un intervento di rigenerazione consente di ristabilire una solida nonché stabile base ossea.
Durante l’intervento, il chirurgo posiziona il materiale osseo nell’area in cui si è verificata la perdita di volume. Questo materiale può provenire:
- Dal paziente stesso;
- Da un donatore umano o animale;
- Da materiali sintetici biocompatibili.
Dopo il posizionamento, l'innesto agisce come una sorta di impalcatura: nel corso delle settimane e dei mesi successivi, le cellule ossee del paziente colonizzano il materiale innestato, favorendo la formazione di nuovo tessuto osseo. Il processo di guarigione avviene in tre fasi principali:
- Guarigione iniziale (prime 2 settimane): è fisiologico sperimentare lieve gonfiore o fastidio locale;
- Fase di crescita ossea (2-3 mesi): le cellule ossee cominciano a integrare il materiale innestato;
- Integrazione completa (3-6 mesi): l’osso rigenerato diventa parte integrante della mascella ed è finalmente pronto a sostenere un impianto.
Grazie alle moderne tecniche e ai materiali biocompatibili oggi disponibili, l’innesto osseo dentale presenta un’elevata percentuale di successo e il rischio di rigetto è molto raro, poiché il corpo tende naturalmente a integrarlo e non a respingerlo come accadrebbe con un organo estraneo. Nonostante ciò, vi sono casi in cui l'innesto può fallire. Prosegui nella lettura per conoscere nel dettaglio sintomi e cause del rigetto.

Perché un innesto osseo dentale può fallire?
Nonostante l’innesto osseo dentale sia una procedura con un alto tasso di successo, in alcuni casi può verificarsi un fallimento parziale o totale dell’integrazione ossea. Ciò accade quando il materiale innestato non riesce a fondersi correttamente con l’osso naturale del paziente o quando intervengono fattori che compromettono la guarigione. Ecco una tabella che descrive le principali cause di rigetto degli innesti.
| Cause | Descrizione |
| Infezione | La presenza di batteri nella zona operata può impedire la corretta guarigione del tessuto osseo e causare il rigetto dell’innesto. |
| Insufficiente crescita ossea | In alcuni casi, l’osso del paziente non si integra completamente con il materiale innestato, compromettendo la stabilità del risultato. |
| Malattia parodontale | La gengivite o la parodontite potrebbero danneggiare i tessuti di supporto e ridurre l’efficacia dell’innesto. |
| Materiali di scarsa qualità | L’uso di materiali innestati non adeguati o non biocompatibili potrebbe ostacolare la formazione di nuovo osso. |
| Patologie sistemiche | Malattie come il diabete non controllato o disturbi del sistema immunitario potrebbero rallentare i processi di guarigione. |
| Fumo | Il fumo di sigaretta riduce l’afflusso di sangue ai tessuti, con un inevitabile aumento del rischio di fallimento. |
A quali sintomi prestare attenzione?
Dopo un innesto osseo dentale è normale sperimentare un po’ di dolore, gonfiore e fastidio nei giorni immediatamente successivi all’intervento. Alcuni segnali, però, potrebbero indicare che la guarigione non sta procedendo come previsto o che il materiale innestato non si sta integrando correttamente con l’osso naturale.
I sintomi si distinguono in premonitori, che compaiono nelle prime fasi post-operatorie, e tardivi, che possono manifestarsi anche settimane o mesi dopo l’intervento. Riconoscerli per tempo è fondamentale per evitare complicanze e non pregiudicare la possibilità di un futuro inserimento di un impianto dentale.
| Sintomi premonitori (fase iniziale) | Sintomi tardivi (fase avanzata) |
| Un leggero dolore è normale, ma se diventa acuto o non si attenua con i farmaci prescritti, può indicare un’infiammazione o un’infezione. | Il ritiro del margine gengivale, con esposizione dell’osso o del materiale innestato, può segnalare un fallimento del processo di integrazione. |
| Un gonfiore eccessivo che non diminuisce dopo alcuni giorni può segnalare un processo infettivo o una reazione anomala dell’organismo. | Se un dente adiacente o un impianto già inserito sembra muoversi è possibile che l’innesto sottostante non abbia fornito sufficiente stabilità ossea. |
| Piccole perdite di sangue sono normali, ma un’emorragia che persiste oltre il periodo iniziale richiede un controllo immediato. | Dopo un rialzo del seno mascellare, sintomi come cefalea, secrezioni o congestione nasale prolungata possono indicare un’infezione o una cattiva integrazione del materiale innestato. |
| Rossore, calore, dolore pulsante o cattivo odore nella zona operata sono indicatori tipici di infezione locale. | – |
Cosa fare in caso di sospetto rigetto dell'innesto osseo?
In presenza di sintomi sospetti è fondamentale agire tempestivamente. Il primo passo è contattare subito il proprio chirurgo orale o implantologo per una valutazione: una diagnosi precoce consente spesso di salvare l’innesto ed evitare complicazioni più gravi. Nel frattempo, è importante:
- Seguire scrupolosamente le istruzioni post-operatorie, evitando cibi troppo caldi o croccanti e mantenendo un’igiene orale accurata;
- Assumere i farmaci prescritti, come antibiotici o antidolorifici, rispettando i dosaggi indicati dal medico;
- Evitare manovre fai-da-te o rimedi casalinghi, che potrebbero aggravare la situazione.
Come prevenire il fallimento dell'innesto osseo dentale?
Per prevenire il rigetto o il fallimento di un innesto osseo è necessario osservare le indicazioni fornite dallo specialista. Il successo dell’intervento dipende infatti non solo dalla tecnica chirurgica ma anche dalla collaborazione del paziente nella fase post-operatoria. Ecco le principali misure preventive:
- Curare l’igiene orale: mantenere la bocca pulita riduce il rischio di infezioni. L’uso di spazzolini interdentali o idropulsori può aiutare a rimuovere delicatamente i residui vicino all’area dell’intervento;
- Evitare sforzi fisici nelle prime settimane, per favorire la stabilità del coagulo e l’integrazione dell’innesto;
- Partecipare ai controlli periodici: le visite di follow-up permettono al dentista di monitorare la guarigione e intervenire subito in caso di anomalie;
- Smettere di fumare: il fumo rallenta la circolazione sanguigna e ostacola la rigenerazione ossea, aumentando notevolmente il rischio di fallimento.

Domande frequenti sul rigetto dell'innesto osseo dentale
Se l’innesto osseo fallisce, posso comunque procedere con un impianto dentale?
Dipende dall’entità del fallimento e dalla quantità di osso residuo. In alcuni casi è possibile ripetere l’innesto o utilizzare tecniche alternative, come impianti corti o zigomatici. Sarà il chirurgo a valutare la soluzione più adatta dopo una nuova TAC o una visita di controllo.
I materiali utilizzati nell’innesto osseo incidono sul rischio di rigetto?
Sì, la scelta del materiale può influire sul successo dell’innesto. Oggi, però, i materiali utilizzati — siano essi naturali, sintetici o autologhi — sono altamente biocompatibili e ben tollerati. Il rischio di rigetto è rarissimo e, più spesso, i problemi derivano da infezioni o da scarsa integrazione ossea più che da una reazione immunologica al materiale.
Qual è la percentuale di rigetto degli innesti ossei dentali?
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’innesto osseo dentale è oggi una procedura estremamente sicura ed efficace. Una revisione pubblicata nel 2022 ha evidenziato tassi di successo straordinariamente elevati. In particolare, gli impianti inseriti su innesti di osso autologo (cioè prelevato dallo stesso paziente) hanno mostrato un tasso di sopravvivenza del 97,9%, mentre quelli ottenuti tramite rigenerazione ossea guidata (GBR) hanno raggiunto un successo del 98,5%. Questi risultati indicano che non esistono differenze significative tra le due tecniche e che entrambe offrono ottime probabilità di riuscita. Le percentuali di fallimento, quindi, risultano estremamente basse, inferiori al 2-3% dei casi. Sono le stesse percentuali riscontrate anche dal sito di prenotazioni mediche online Eccellenzamedica.it presso i centri di implantologia accreditati in Italia.
Fonti e bibliografia
- Chatelet, Margaux et al. “Review of bone graft and implant survival rate : A comparison between autogenous bone block versus guided bone regeneration.” Journal of stomatology, oral and maxillofacial surgery vol. 123,2 (2022): 222-227. doi:10.1016/j.jormas.2021.04.009;
- Ofisurg.com.

