Gli impianti dentali rappresentano un'ottima soluzione per la sostituzione dei denti mancanti, poiché garantiscono un risultato estetico e funzionale molto simile a quello dei denti naturali. Nonostante le percentuali di successo dell'implantologia siano abbastanza elevate, alcuni pazienti temono il cosiddetto rigetto dell’impianto dentale.
Ma cosa si intende per rigetto? Quali sono i sintomi e come si può intervenire? In questo articolo risponderemo alle domande più frequenti su questo delicato argomento, analizzando le possibili cause del rigetto, i primi segnali da non sottovalutare e le misure che è possibile adottare per prevenire o risolvere il problema.
Cos'è il rigetto di un impianto dentale?
Il rigetto implantare è un processo patologico raro, ma possibile, caratterizzato da infiammazione, riassorbimento e perdita dell’osso già formato attorno alla parte intraossea dell’impianto dentale.
Spesso, si tende a fare confusione tra rigetto e fallimento dell'osteointegrazione. In molti casi, si tende a pensare che i due concetti siano sovrapponibili. In realtà, ci sono delle piccole differenze che è bene conoscere.
La mancata integrazione si verifica quando l’osteointegrazione non avviene affatto. In questi casi, sin dalle prime fasi post-intervento non si verifica lo sviluppo del tessuto osseo attorno all’impianto. Il problema viene generalmente diagnosticato entro alcune settimane o, al massimo, entro un paio di mesi dall'intervento. Nel rigetto implantare, invece, l’impianto inizialmente si integra ma successivamente l’osso già formato va incontro a infiammazione e progressivo riassorbimento.
Quali sono i sintomi del rigetto di un impianto dentale?
Dopo l'inserimento di un impianto dentale, è normale avvertire un certo grado di dolore, gonfiore e debolezza, soprattutto nei primi giorni post operatori. Ci sono, però, dei segnali ben precisi che potrebbero indicare il rischio o l'avvenuto rigetto dell'impianto.
Come anticipato poc'anzi, un po' di dolore nei giorni successivi all'implantologia è fisiologico. Questo sintomo tende progressivamente a diminuire e, in genere, può essere gestito tramite i classici antidolorifici. In caso di rigetto, invece, il dolore si intensifica progressivamente, a tal punto da non rispondere ai farmaci e diventare insopportabile.
Il gonfiore, se lieve o moderato, è una reazione normale che tende a risolversi spontaneamente entro 5/7 giorni. Qualora tale sintomo dovesse coinvolgere anche guancia e mento, arrivando a protrarsi per più di una settimana, allora conviene rivolgersi quanto prima all'implantologo.
Anche il sanguinamento è un'altra reazione normale all'implantologia, a condizione che cominci a diminuire dopo i primi due giorni. Al contrario, se il sanguinamento si intensifica in seguito allo svolgimento di normali attività quotidiane come masticazione del cibo, risciacquo della bocca o spazzolamento dei denti allora potrebbe esservi il rischio di infiammazione o infezione.
Una leggera febbre fino a 38°C nei primi tre giorni rientra nella norma. Se la temperatura corporea supera tale soglia per diversi giorni ed è difficile da controllare con gli antipiretici è opportuno contattare il dentista.
Nei giorni successivi all'intervento è normale avvertire un po' di debolezza e spossatezza. È bene, però, non prendere sotto gamba questo sintomo, specie se tende a peggiorare e ad accompagnarsi ad ulteriori segnali come sonnolenza e stanchezza.
Nei primi giorni che seguono l'intervento il paziente potrebbe avvertire alitosi e bocca amara. Si tratta di una condizione solitamente temporanea e che non si protrae per più di pochi giorni. In caso di rigetto, invece, il paziente tenderà a percepire un odore dolciastro e sgradevole, con sapori metallici, di pus o aciduli.
Ulteriori segnali possono giungere dalle gengive. In condizioni normali sono di colore rosso vivo e ben aderenti al collo dell’impianto. Quando invece assumono tonalità bluastre, biancastre o troppo scure e iniziano a ritirarsi, esponendo la parte metallica dell’impianto o addirittura l’osso, allora conviene vederci chiaro e approfondire la questione anche velocemente.
La presenza di pus e l'impianto che si muove sono segnali inequivocabili di rigetto: in un impianto sano non devono comparire secrezioni purulente né avvertire alcun tipo di movimento o instabilità.
Cosa causa il rigetto di un impianto dentale?
Il rigetto di un impianto dentale è spesso legato a processi infiammatori e infettivi che coinvolgono i tessuti molli e duri attorno all’impianto stesso. Tutto comincia con la proliferazione di microrganismi patogeni nella zona implantare, condizione che porta allo sviluppo della mucosite, una forma di infiammazione purulenta. In questa fase, pur essendo presente l'infezione, non si verifica ancora un riassorbimento dell'osso.
Una mucosite non individuata e curata tempestivamente può evolvere in perimplantite, condizione molto più grave. La perimplantite, infatti, è un'infiammazione di tipo infettivo che colpisce i tessuti di supporto dell’impianto e che, quando raggiunge uno stadio avanzato, può dar vita a granulazioni purulente, recessione gengivale e progressiva perdita di tessuto osseo attorno all’impianto e nei confronti dei denti adiacenti.
Altre possibili cause di rigetto implantare sono:
- Problemi gnatologici (bruxismo, disfunzioni dell'articolazione temporo-mandibolare, malocclusione);
- Parodontite;
- Osteoporosi;
- Cambiamenti ormonali;
- Lesioni facciali.
Chi è responsabile per il rigetto di un impianto dentale?
Il rigetto di un impianto dentale può dipendere da:
- Errori dell'implantologo;
- Comportamenti inadatti da parte del paziente.
Cause di rigetto imputabili all’implantologo
Il successo di un impianto dentale dipende in larga misura dalla corretta esecuzione dell’intervento da parte dell'implantologo. Tra gli errori più frequenti che possono compromettere l’osteointegrazione e portare al rigetto dell’impianto ci sono:
- Inosservanza delle norme di asepsi e antisepsi durante l’intervento chirurgico. Una scarsa sterilizzazione dell’ambiente o degli strumenti può, infatti, favorire l'insorgenza di infezioni;
- La violazione del protocollo implantologico, come ad esempio l’inserimento di un impianto di dimensioni o forma non adatte oppure una manovra di avvitamento troppo aggressiva;
- Una valutazione pre-operatoria insufficiente (mancata identificazione di patologie sistemiche, assenza di una corretta analisi del volume e della densità ossea);
- Danni, durante l'inserimento dell'impianto, a strutture anatomiche delicate quali i seni mascellari, i rami del nervo trigemino o i vasi sanguigni;
- Protesi (corona, ponte, dentiera) progettata e realizzata in maniera non precisa.
Cause di rigetto imputabili al paziente
Anche il comportamento del paziente, soprattutto nella fase post-operatoria, può incidere in modo determinante sulla riuscita dell’impianto. Le principali cause di rigetto legate al paziente sono:
- Il fumo, cattiva abitudine che favorisce l'ingresso nella cavità orale di sostanze cancerogene e calore. Ciò danneggia le mucose, rallenta i processi di guarigione, riduce l’afflusso sanguigno e la nutrizione dei tessuti. Infine, il fumo accelera il riassorbimento osseo fino a 0,2 mm all’anno;
- Una scarsa igiene orale, caratterizzata da una pulizia insufficiente o non regolare dei denti, facilita l’accumulo di placca e residui alimentari e, dunque, la proliferazione di batteri patogeni responsabili di infiammazioni e suppurazioni;
- L’applicazione di carichi masticatori eccessivi (ad esempio masticazione di cibi duri come noci, crostini, bistecche o verdure crude), specie nelle prime settimane dopo l’intervento;
- Mancata assunzione dei farmaci prescritti dall'implantologo (antibiotici, analgesici o antinfiammatori).
Quanto tempo dopo l'impianto dentale si può verificare il rigetto?
Il rigetto può manifestarsi in tempi diversi. Quando è precoce, tende a comparire nei giorni o nelle settimane post intervento, prima ancora del posizionamento della protesi. In altri casi, il rigetto può manifestarsi entro i due anni o, sebbene molto raramente, anche a distanza di più di due anni dall'intervento.
Cosa fare in caso di rigetto impianto dentale?
Il rigetto di un impianto non sempre si manifesta con sintomi evidenti. In presenza di segnali preoccupanti, è fondamentale contattare immediatamente il chirurgo che ha eseguito l'impianto, il quale determinerà se i sintomi sono dovuti al rigetto o imputabili ad altre cause.
Qual è la percentuale di rigetto degli impianti dentali?
Secondo le statistiche, le percentuali di rigetto degli impianti dentali variano dal 3% al 10%. La percentuale appare essere più bassa in caso di impianti in zirconia, con una prevalenza stimata tra lo 0,5% e il 2%.
Rigetto impianto dentale: chi paga?
Qui si entra in un ambito molto delicato che coinvolge anche aspetti di carattere legale. Certamente, l'implantologo potrebbe essere costretto a risarcire il paziente qualora venga accertata, attraverso una perizia medico-legale, che il rigetto implantare sia avvenuta per negligenza o, comunque, cause imputabili al professionista. Ci sono, però, circostanze in cui il rigetto avviene per ragioni fisiologiche o per comportamenti inopportuni del paziente.
In ogni caso, prima di avviare procedure legali, è sempre bene confrontarsi con il proprio dentista e provare a identificare una soluzione che possa soddisfare le esigenze del centro di implantologia nonché quelle del paziente.